Asma bronchiale: Radio Amore intervista il Prof.Gennaro D’Amato. VIDEO

 

 

 L’asma bronchiale costituisce in tutto il mondo una emergenza sanitaria.

Dal momento che l’aumento di prevalenza di questa patologia si è realizzato negli ultimi tre decenni del secolo scorso e si mantiene tuttora a livelli elevati, è condivisibile il termine di “Epidemia del terzo millennio” coniato per definire questa patologia respiratoria che va dalle forme lievi a quelle gravi e talvolta addirittura mortali.
Nella maggior parte dei casi, in particolare nelle forme non gravi, l’asma può essere adeguatamente gestito utilizzando come terapia di base corticosterodi e broncodilatatori a lunga durata d’azione per via inalatoria.
Esiste però un gruppo eterogeneo di pazienti, che comprende non solo quelli sottotrattati o che non si attengono alla terapia prescritta, ma anche quelli adeguatamente trattati e che, avendo ostruzione bronchiale intensa, rimangono sintomatici e soffrono di frequenti esacerbazioni o di limitazione persistente del flusso aereo, nonostante venga attuata terapia adeguata alle dosi massimali. In altri termini, mentre la maggioranza dei pazienti asmatici presenta una malattia lieve o moderata e riesce ad ottenere un ragionevole controllo dell’asma con l’uso regolare di farmaci antinfiammatori e broncodilatanti, esiste una piccola quota di pazienti , quantificabile tra il 5 ed il 10% di tutti gli asmatici, che rimane sintomatico e soffre di frequenti esacerbazioni o limitazione persistente del flusso aereo nonostante l’uso di dosi massimali di medicamenti antiasmatici.

Visto che nel mondo si calcola che siano circa 300 milioni le persone che soffrono di asma è verosimile ritenere che siano tra 15 e 30 milioni quelli affetti da asma grave e tra questi si ritiene che una cospicua percentuale abbia un substrato allergico-atopico.

Per fortuna le cure ci sono ma devono essere praticate con regolarità, adattando le dosi a seconda della gravità della sintomatologia onde evitare un peggioramento dell’ostruzione bronchiale o addirittura un decesso, come purtroppo ancora oggi è dato osservare in giovani che non praticano adeguata terapia continuativa ma solo saltuaria.

 

 

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