Quando un temporale scatena un attacco d’asma.

Introduzione

Eventi Meteorologici come i temporali possono dar vita ad episodi anche gravi di asma, tosse e altre risposte ostruttive dell’apparato respiratorio in soggetti geneticamente predisposti con iperreattività bronchiale.
Di Gennaro D’Amato

A Melbourne, a novembre non c’ era l’ inverno ma la primavera con moltissime graminacee in piena fioritura. Era in agguato però un temporale terribile che in primavera può riservaredelle spiacevoli sorprese: 8 giovani deceduti per asma grave, altri 5 finiti in rianimazione e ben 8.500 le persone ricorse alle cure mediche del pronto soccorso per Thunderstorm asthma.

Questo il bollettino riportatomi dai giornalisti dell’edizione australiana del “The Guardian”, che in quei giorni si sono rivolti a me per vari consigli, ma soprattutto per focalizzare al meglio il terribile evento che aveva coinvolto tante persone, avendo io pubblicato diversi lavori su riviste mediche internazionali su questo tema, relativamente ad episodi accaduti a Napoli.

Evento sconcertante, non c’è che dire, soprattutto se si pensa che quelle morti avrebbero potuto essere evitate. Basito, ancora una volta mi accorgo che, nonostante la divulgazione sia la prima chiave della prevenzione, perfino qui in Italia – dove non siamo certo immuni da near fatal asthma – non se ne parla abbastanza… del “caso Melbourne” hanno scritto tutti i giornali del mondo, tranne quelli italiani: non di certo un primato di cui andar fieri.

Basterebbe poco per sfatare miti spesso dannosi. È una convinzione comune, ad esempio, quella per la quale la pioggia, durante una stagione pollinica, soprattutto in primavera-estate, possa ridurre in atmosfera il contenuto di allergeni per abbattimento al suolo dei pollini emessi dalle specie vegetali. Ciò è vero solo in parte, e lo dimostra il fatto che, soprattutto nella prima ora dall’inizio di un temporale, è stato riscontrato un peggioramento – anche grave – in soggetti con allergopatia stagionale, sia di tipo rinitico che asmatico.

In caso di temporale, infatti, i pollini che durante il giorno si sono depositati al suolo possono essere ributtati nuovamente in aria, questa volta in frammenti ancora più piccoli, generati dall’azione dell’umidità e del vento; tali particelle danno vita in atmosfera ad un micidiale aerosol allergenico in grado di raggiungere i polmoni, determinando l’insorgenza di episodi più o meno gravi d’asma e altre risposte di difesa del sistema respiratorio. Ne consegue che i soggetti affetti da allergia da pollini dovrebbero evitare di restare all’aperto durante un temporale nella stagione pollinica, ma qualora ciò non fosse possibile, sarebbe almeno consigliabile che si riparassero in un negozio durante l’imperversare della pioggia, o che proteggessero con un fazzoletto il naso e la bocca. Tra gli elementi ambientali in grado di scatenare -insieme ai fattori genetici – patologie respiratorie ostruttive, in particolare l’asma a substrato allergico e non allergico e la broncopneumopatia cronica enfisematica, non va trascurato di aggiungere anche l’inquinamento atmosferico.

È stato dimostrato, ad esempio, che nella maggior parte dei paesi industrializzati le persone che vivono in zone urbane tendono ad essere più affette da malattie respiratorie ostruttive rispetto a quelle che vivono in zone rurali, proprio per gli effetti degli inquinanti, siano essi materiale particolato (PM10, soprattutto polveri fini ed ultrafini) o gas (Ozono, NO2, SO2, ecc…). L’inquinamento gioca un ruolo importante non solo nell’età adulta ma anche in quella infantile: è stato osservato che l’esposizione continua agli agenti dell’inquinamento atmosferico urbano non solo facilità l’insorgenza e la riacutizzazione di sintomi asmatici e di equivalenti asmatici (come la tosse insistente), ma ritarda anche lo sviluppo fisiologico del polmone nell’età pediatrica.

Gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla funzione polmonare dipendono largamente dal tipo di inquinante in causa, dalla sua concentrazione ambientale, dalla durata dell’esposizione all’inquinante e dalla ventilazione totale delle persone esposte. In tal senso, sebbene si tratti di benefici non duraturi nel tempo, può essere sicuramente vantaggioso concedersi un po’ di relax sulla neve, con una “settimana bianca” per liberarsi almeno in parte dell’aria inquinata inalata nelle città. Anche i fine settimana in montagna andrebbero incentivati… purché non si fumi, ovviamente!

STRILLO: Asma e temporali L’aggravamento dell’asma nel corso di un temporale venne osservato per la prima volta 27 anni fa, in Inghilterra, da Packe e Ayres, i quali descrissero l’insorgenza di un’epidemia di asma nel corso di una tempesta: 32 soggetti allergopatici avevano fatto ricorso al dipartimento di emergenza dell’ospedale di Birmingham nel giro di 36 ore per ostruzione improvvisa delle vie aeree inferiori, mentre nei giorni che precedevano il temporale erano stati solo 3 i casi di asma insorti nello stesso periodo di tempo. Altri episodi di asma osservati nel corso di temporali sono stati descritti in Australia, a Melbourne e a Wagga Wagga, e in Europa, a Birmingham, Londra e Napoli.Le nostre osservazioni a Napoli sono state le prime nell’area mediterranea e siamo riusciti sempre a risolvere le crisi asmatiche, a volte gravissime.

Questi eventi hanno fatto registrare, nel corso della prima ora dall’inizio del temporale, un incremento improvviso delle visite per asma non solo presso i dipartimenti di emergenza degli ospedali ma anche presso gli studi dei medici di medicina generale. Al di là di epidemie più o meno estese esistono comunque segnalazioni di casi singoli di asma insorti in corso di temporali in varie parti del mondo. In tutti gli eventi segnalati, è significativo notare che non sono stati colpiti soggetti che non erano in strada, o che comunque non erano esposti al temporale perché si trovavano in casa con finestre chiuse.

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