Notiziario Allergologico 2016; vol. 35: n. 1: 30-34. La carriera di Gennaro D’Amato a cura di Fabrizio Ottoboni

Come hai pensato alla possibi­lità che i temporali potessero essere un fattore di aggravamento dell’allergia stagionale da pollini e quando hai cominciato ad occuparti di <thunderstorm asthma>?

Come hai pensato alla possibi­lità che i temporali potessero essere un fattore di aggravamento dell’allergia stagionale da pollini e quando hai cominciato ad occuparti di <thunderstorm asthma>?

Da molti anni mi interessavo all’allergia da pollini (andando in vari centri in Europa (Marsiglia Prof Jacques Charpin, Londra Proff Arthur Frankland e Robert Davies, Michigan Prof William Solomon e poi a Boston alla Harvard, dove sono stato chiamato a tenere anche lezioni dalla Prof Harriet Burge) e la stazione aerobiologica per la rilevazione della presenza dei pollini in atmosfera nell’area di Napoli, che im­piantai nel 1979, fu la prima in Italia nel contesto clinico. (La prima in realtà fu quella di Bologna dell’INSERM CNR ma campionava in un contesto biolo­gico). Mi aveva talmente affascinato la scoperta, in microscopia, di un mondo biologico del tutto nuovo per me, quale quello dei pollini e dei miceti, che inco­minciai a compilare calendari pollinici e dei miceti sempre più estesi.
Prendendo rapporti con altri esperti europei curai, con la prestigiosa casa editrice Blackwell Scientific Publications di Oxford l’edi­zione di un libro che venne accettato benissimo dal mondo allergologico in­ternazionale ed ebbe una grande diffu­sione : “Allergenic Pollen and Pollinosis in Europe”. Comunque, nello studiare la letteratura, mi avevano colpito le pubblicazioni di autori inglesi e austra­liani sull’argomento (Asthma outbreaks during a thunderstorm) che descrive­vano alcuni eventi epidemici accaduti a Londra e, in Australia, a Melbourne.
Cominciai ad osservare, visitando tanti pazienti con pollinosi, che quello che si pensava allora, che cioè quando piove in primavera la sintomatologia degli al­lergici ai pollini migliori, non è affatto vero. Mi misi a chiedere a tappeto a tutti i miei pazienti pollinosici come stessero con i sintomi quando pioveva in pri­mavera e praticamente tutti riferivano che in realtà, soprattutto nelle prime fasi dei temporali, starnutivano di più o presentavano più tosse e/o affanno.
Ci fu poi un episodio eclatante il 4 giugno del 2004 , nella notte ci fu un temporale violento ed all’alba fui chiamato dal PS del mio ospedale, il Cardarelli di Napo­li, perchè una mia paziente era in con­dizioni gravissime. Arrivai di corsa in ospedale e concordai con gli anestesisti che era necessario intubare la signora e tenerla in rianimazione in coma farma­cologico.
Era allergica solo alla parieta­ria e presentava sintomi respiratori solo in primavera. Quella stessa notte altri 5 pazienti stettero molto male. C’era stato il giorno prima una elevata concentra­zione di Parietaria in atmosfera ed evi­dentemente il temporale aveva favorito la liberazione di allergeni in atmosfera. Pubblicai quella osservazione, la prima in assoluto nell’area mediterranea, sul British Medical Journal prima e su Al­lergy dopo.
Dopo un pò scrissi una re­view per invito del Prof. Holgate, allora editor di Clin Exp Allergy, che dedicò la copertina alla mia osservazione. Ne­gli anni ho avuto il piacere e l’onore di avere ben quattro copertine di Clin Exp Allergy dedicate a mie pubblicazioni In modo che sembra assurdo questa stessa signora dopo qualche anno, di­mentica del tutto di quello che era suc­cesso, si lasciò convincere dal bimbo ad accompagnarlo ad una festa di amici.
Per la strada vennero colpiti da un tem­porale e ci fu un altro episodio gravissi­mo con nuovo ricovero in rianimazione e nuova intubazione. Il dramma fu che era incinta al quinto mese. Fu un im­pegno non indifferente e la seguimmo per diversi giorni in coma farmacolo­gico nella rianimazione ma, con forti dosi di cortisonici e di broncodilatatori, riuscimmo a tirarla fuori ed ora è una mamma felice di due bei bimbi.
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