Umberto Veronesi: Un giorno di DIGIUNO a settimana non solo non fa male, ma aiuta a formare il carattere, a manifestare una scelta etica e a proteggere la propria salute

Pratico il digiuno nel rispetto di chi muore per fame, per non avvelenarmi con un eccesso di cibo fuori da ogni logica e perché conosco le conseguenze negative della sovralimentazione

. Vi siete mai chiesti perché l’ascesi sia legata al digiuno?

Perché tante religioni contemplino il digiuno come pratica consigliata o addirittura obbligatoria?

Quasi tutte le religioni, in effetti, lo hanno sempre promosso (alcune, a dire il vero, lo hanno sanzionato) come esercizio per raggiungere qualcosa: uno scopo, un miglioramento fisico o dell’anima, il contatto con Dio… Preghiera e digiuno: si può pregare per ottenere una grazia, ma se alla preghiera si unisce il digiuno, la sensazione è di fare di più, di essere più vicini al proprio Dio.

La purezza del corpo

è dunque uno strumento dell’evoluzione della mente e il primo atto da compiere per purificare il corpo è evitare di mangiare. Avete mai provato a meditare con lo stomaco pieno? E a svolgere qualsiasi lavoro o attività intellettuale? Quali idee fulminee, intriganti, appassionate, geniali possono mai arrivare dopo un’abbondante mangiata?

Per me il digiuno è fonte di chiarezza mentale:

intasare di cibo il corpo fa perdere lucidità e capacità creative, rallenta i riflessi e la razionalità; digiunare, invece, mantiene le prestazioni del cervello. Si tratta anche di guadagnare tempo: quanto ne spendiamo mangiando? Alludo a pranzi e cene interminabili, durante i quali non riusciamo a creare o produrre alcunché; non riusciamo ad amare, a stabilire relazioni vere, a ragionare e approfondire gli argomenti che ci interessano.

Mangiare troppo compromette la concentrazione

e, in ogni caso, crea un grave danno alla salute: il danno da sovralimentazione. Si tratta di un nemico quasi quanto la fame, solo che è subdolo, ci dà l’idea del benessere, anzi di un enorme benessere! All’origine di questo equivoco c’è il miglioramento evidente delle condizioni di vita nel secolo scorso, un miglioramento che ha effettivamente favorito la salute e la longevità.

Finché la maggiore e migliore disponibilità di cibo è stata gestita con la parsimonia ovvia di chi aveva conosciuto gli stenti e la fame, il processo è stato positivo: aumento della sopravvivenza, migliori condizioni di salute, aspettativa di vita molto più lunga.

Poi, di recente, sono iniziati i guai: abbiamo avuto troppo e ci siamo abituati al piacere del cibo, all’opulenza. Abbiamo anche attribuito al cibo significati che non dovrebbe avere: il cibo – ricordiamolo – è la fonte del nostro sostentamento, è il carburante per i nostri processi fisiologici ma non è, e non dovrebbe essere, lo sfogo delle nostre frustrazioni, il segno della nostra tristezza, della rabbia, dell’ansia, dell’amore o del desiderio sessuale, una celebrazione continua di relazioni e amicizie che potrebbero benissimo essere coltivate diversamente.

Rispetto alla denutrizione,

poi, la sovralimentazione colpisce in modo differente. Mangiare troppo, «caricandosi» di alimenti che non sono necessari, fa aumentare il rischio di sviluppare malattie come tumori, diabete, disfunzioni cardiovascolari. L’obesità è un fattore di pericolo che, da solo, basta per giustificare un numero enorme di morti in tutto il mondo. Il rischio di cancro è più alto per chi è obeso rispetto a chi mantiene uno stile di vita corretto; le malattie del cuore e del sistema circolatorio e il diabete uccidono o rendono invalidi milioni di persone ogni anno.

Eppure l’obesità è spesso considerata un mero problema estetico

come se mangiare troppo fosse un difetto che complica la vita perché rende differenti dai canoni di bellezza odierni. In verità chi è obeso è a rischio di malattia e morte!

Continuare a parlare di magrezza e obesità in relazione a vestiti, bikini, forma fisica e modelli estetici significa sbagliare la mira: è una comunicazione controproducente e complice nel provocare disturbi del comportamento alimentare come anoressia, bulimia e binge eating disorder (BED), disturbo da alimentazione incontrollata. È dannoso sommergere i bambini, gli adolescenti e i giovani di messaggi sbagliati: non facciamo altro che incitarli a un rapporto malato con il cibo. […]

Credo che dedicare un giorno ogni settimana alla totale astensione dal cibo non solo non faccia male, ma aiuti a formare il carattere, a manifestare una scelta etica e a proteggere la propria salute. Un’alimentazione corretta, secondo i dettami della scienza, e almeno un giorno di digiuno ogni settimana possono rappresentare un nuovo e stimolante stile di vita.

fonte:www.lastampa.it

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