Il respiro: Il primo elemento che lega lo yoga e l’asma è la centralità dell’atto respiratorio.

Il respiro nello yoga rappresenta l’alfa e l’omega, quel filo invisibile che unisce il nostro corpo fisico, psichico e energetico.

Esercizi mirati (controllo del respiro) possono portare grandi giovamenti: una nuova educazione alla respirazione è una delle prime cose che stupisce i neofiti dello yoga.

Imparare a respirare con il naso, profondamente, lentamente, coinvolgendo il diaframma e nella giusta postura apporterà beneficio a coloro che soffrono di asma.

Fin dal secolo scorso gli studiosi hanno indagato le possibilità che lo yoga offre per gestire l’asma oltre alle terapie tradizionali. La prima sperimentazione clinica in merito risale al 1967, è stato condotta in India ad opera del dott. Mukund Bohle e ha fornito risultati incoraggianti.

Per chiudere il cerchio, citiamo un recente studio presentato al American College of Sports Medicine che dimostra come un’ampia fetta dei partecipanti asmatici ha registrato dei risultati positivi introducendo lo yoga nella propria vita, specie riguardo la frequenza e l’intensità degli episodi acuti.

Inoltre, durante questi esercizi si è invitati a prestare una grande attenzione a ciò che si sta facendo, a svolgerli, cioè, in piena consapevolezza.

Questa attitudine mentale è molto utile per riprendere confidenza con il proprio respiro del quale spesso si è totalmente inconsapevoli. Sperimentare le proprie disfunzioni (respirare più frequentemente e in modo più superficiale, tendenza a trattenere il respiro o a respirare a bocca aperta, etc) e i limiti che da esse derivano è il primo passo per risolverle.

Spiega il dott. Jonathan Field direttore del Allergy and Asthma Clinic presso la New York School of Medicine: “Lo yoga migliora la consapevolezza della respirazione cosicché è possibile individuare preventivamente quando la respirazione non è a livelli regolari e agire tempestivamente”.

Qualche posizione da provare in caso di asma

Oltre al pranayama, lo yoga può aiutare a livello di rilassamento e asana. Riguardo il primo elemento, praticare savasana (posizione del cadavere) aiuta a prendere consapevolezza del respiro e a facilitare la respirazione addominale  che porterà giovamento anche a livello psico-emotivo donando calma e serenità.


Riguardo le posture, sono in genere consigliate le posizioni capovolte perché il diaframma si muove insieme alla gravità e non contro di essa (come di solito fa quando si è in piedi). Se non si è in grado di assumere la posizione sulla testa, si può provare con la posizione della candela o viparita karani, entrambe utilizzando anche dei supporti in caso di necessità.

Sono inoltre consigliati i piegamenti all’indietro perché coinvolgono i polmoni e attivano l’intero sistema respiratorio. Migliorano l’espansione del torace, l’apporto dell’ossigeno e l’eliminazione delle impurità dagli organi respiratori.

Le posizioni più note che vanno in questa direzione sono: la posizione del cammello, la posizione del pesce, la posizione dell’arco, la posizione del ponte, la posizione del cobra.

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