L’asma bronchiale non curata adeguatamente potrebbe diventare grave. Come riconoscere le diverse tipologie.

Dagli studi clinici di Brinke e coll e Bumbacea e coll. si evince che la presenza di un’ostruzione non reversibile è correlabile alla durata della malattia

Dagli studi clinici di Brinke e coll e Bumbacea e coll. si evince che la presenza di un’ostruzione non reversibile è correlabile alla durata della malattia

e che questo sia il sottogruppo di pazienti con maggiore rimodellamento delle vie aeree. A proposito di rimodellamento esso rappresenta una delle caratteristiche anatomo-patologiche principali dell’asma grave come espressione di infiammazione cronica delle vie aeree. Caratteristiche del rimodellamento sono l’ipertrofia e l’iperplasia del muscolo liscio bronchiale, l’aumento del numero e delle dimensioni delle ghiandole mucose che rispondono agli stimoli colinergici attraverso un’aumentata produzione di glicoproteine mucose, di sale e di acqua e la fibrosi sub epiteliale con un aumento della deposizione di fibre collagene di tipo I, III, e V associata a modificazioni strutturali dei tessuti, danno epiteliale e processi di riparazione Recentemente, sviluppando il metodo di identificazione dei fenotipi asmatici proposto da Sally Wenzel, il gruppo di ricercatori del programma SARP (The Severe Asthma Research Program) ha ulteriormente caratterizzato in maniera dettagliata, mediante cluster analysis, le forme di asma persistente. Sono stati identificati cinque gruppi (cluster) fenotipici .

Gruppo 1 – Asma atopico lieve: soggetti con asma atopico ad esordio precoce, con funzione polmonare conservata (FEV1), trattati con meno di 2 farmaci di fondo e minimo utilizzo di risorse sanitarie.

Gruppo 2 – Asma atopico da lieve a moderato: soggetti con asma atopico ad insorgenza precoce, con funzione polmonare normale (FEV1), ma necessità di trattamento con tre o più farmaci e utilizzo di risorse sanitarie.

Gruppo 3 – Asma non-atopico ad esordio tardivo: maggioranza di donne anziane obese con asma non-atopico ad esordio tardivo, riduzione moderata di FEV1 e frequente uso di corticosteroidi orali per gestire le riacutizzazioni.

Gruppo 4 – Asma atopico grave: soggetti con asma di lunga durata, grave limitazione del flusso d’aria (riduzione accentuata di FEV1) reversibile, reattivi al broncodilatatore.

Gruppo 5 – Asma grave con ostruzione fissa delle vie aeree: soggetti con asma di lunga durata, grave limitazione del flusso d’aria (riduzione accentuata di FEV1), irreversibile. Ruolo delle IgE nell’asma Fin dalla loro scoperta nel 1967 il ruolo delle IgE nelle malattie allergiche-atopiche respiratorie come la rinite allergica e l’asma è stato ritenuto fondamentale.

Il recettore ad alta affinità per le IgE (FCeRI) è stato ritrovato soprattutto su mastociti e basofili ed è espresso in alte concentrazioni negli asmatici allergici. Quando le IgE si legano al FCeRI, la presentazione dell’antigene ai linfociti T è facilitata consentendo a piccole dosi di antigene di attivare i linfociti T CD4+ a stimolare una risposta Th2. Elevati livelli di IgE correlano con una maggiore espressione di FCeRI sulla superficie cellulare, la presenza delle IgE sovra regola FCeRI su mastociti e basofili come anche previene l’internalizzazione del recettore e la sua degradazione. Nell’uomo i livelli di IgE correlano positivamente con la presenza di sintomi di asma, di iperreattività bronchiale, probabilità di sensibilizzazione allergica, declino del FEV1, eosinofilia, visite di pronto soccorso e con riacutizzazioni gravi. Nonostante la forte associazione tra IgE ed asma, i livelli di IgE da soli non sono sufficienti a porre diagnosi di asma. Dato il loro ruolo cruciale e pilota nell’orientare la patogenesi dell’asma allergico è sembrato logico che bloccare questo anticorpo e la sua funzione potesse portare ad effetti clinici significativi in determinati pazienti. Le IgE sieriche libere hanno una breve emivita, di circa 2 giorni . Quando sono invece legate al loro recettore hanno un’emivita di molti mesi.

Prof.Gennaro D’Amato 

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