Sindrome metabolica: Si stima che il 25% delle persone in sovrappeso ne sia affetto.Ecco come riconoscerne i segnali

La sindrome metabolica è un insieme  di alterazioni  del metabolismo glucidico (iperglicemia), lipidemico (ipertrigliceridemia e basso livello del colesterolo hdl)  vascolare (ipertensione arteriosa) in presenza di un accumulo eccessivo di grasso viscerale.
Rappresenta il fattore di rischio più importante per le malattie cardiovascolari.
Viene considerata una condizione preclinica e quindi un fattore di rischio e non una malattia. Interventi diagnostici e terapeutici tempestivi potrebbero influenzare positivamente l’aspettativa di vita di questi soggetti e ridurre notevolmente la spesa sanitaria.

Molte delle persone in sovrappeso soffrono di sindrome matabolica, si stima che circa il 25% di loro ne sia affetto. Ma si tratta, purtroppo, di una tendenza in crescita, e soprattutto sembra coinvolgere persone sempre più giovani. Di fatto stiamo parlando di una condizione pre patologica in cui, al peso in eccesso, concentrato nell’area ddominale, si associano disturbi sul fronte cardio-circolatorio.

Pertanto, le persone in sindrome metabolica rischiano più di altre di sviluppare malattie del metabolismo, come il diabete, e di incorrere in eventi cardiaci potenzialmente letali come ictus  e infarti. Sovente la “scoperta” arriva tardi, e per puro caso, perché chi sia in sindrome metabolica non si sente male, e non si rende conto dei rischi che corre. Stile di vita sedentario, alimentazione del tutto sbagliata, eccesso di alcool, familiarità, fumo, sono altrettanti fattori predisponenti alla sindrome. Vediamo quali sono i criteri diagnostici.

 

DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo il National Cholesterol Education Expert Panel on Detection, Evaluation, and Treatment of High Blood Cholesterol in Adults (Adult Treatment Panel III – ATPIII)

  • Presenza di tre o più dei seguenti disordini:
  • Obesità centrale (Circonferenza Vita ≥ 102 cm, Maschi; ≥ 88, Femmine)
  • Alterata Regolazione Glicemica (Glicemia a digiuno ≥ 110)
  • Ipertensione arteriosa (PA ≥130/85)
  • Ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl)
  • Ridotto Colesterolo HDL (< 40 mg/dl, Maschi; < 50, Femmine)

DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)

Alterata glicemia o insulino-resistenza + due dei seguenti criteri:

  • Ipertensione arteriosa (PA ≥160/90) o assunzione di anti-ipertensivi
  • Ipertrigliceridemia (≥ 150 mg/dl)
  • Ridotto Colesterolo HDL (< 35 mg/dl, Maschi; < 39 mg/dl, Femmine)
  • Obesità centrale (WHR >0.9, Maschi; > 0.85, Femmine e/o BMI >30)
  • Microalbuminuria (U-AER >20μg/min o rapporto albumina/creatinina >20mg/g)

DEFINIZIONE DI SINDROME METABOLICA
secondo il gruppo europeo di studio della resistenza insulinica

  • Insulino-resistenza o iperinsulinemia + due dei seguenti criteri
  • Alterata glicemia a digiuno (tra 110 e 126 mg/dl
  • Ipertensione arteriosa (PA ≥140/90)
  • Ipertrigliceridemia (≥ 115 mg/dl)
  • Ridotto Colesterolo HDL (< 39 mg/dl)
  • Obesità centrale (Circonferenza Vita ≥ 94 cm, Maschi; ≥ 88, Femmine

 

Se ritieni di essere predisposto allo sviluppo della sindrome metabolica dovresti prima di tutto parlarne con il medico curante o con uno specialista, in modo da effettuare le indagini necessarie ed ottenere indicazioni sulla forma più appropriata di esercizio fisico.

Quando la sindrome metabolica bussa alla porta, semplici cambiamenti nello stile di vita  sono fondamentali per migliorare la situazione ed evitare l’insorgenza di severe complicazioni.

L’attività fisica quotidiana, per esempio, può essere aumentata con una camminata mattutina di qualche chilometro, con qualche rampa di scale in più o con una pedalata al calar del sole. E’ molto importante che l’esercizio fisico sia regolare (almeno quattro volte alla settimana) e che nel complesso duri almeno 50-60 minuti senza troppe interruzioni.

Alcuni benefici dell’esercizio fisico applicato alla cura della sindrome metabolica:

  • aumenta la sensibilità all’insulina;
  • previene le malattie cardiovascolari;
  • induce un profilo lipidico meno aterogeno;
  • aumenta il colesterolo “buono” HDL;
  • riduce il colesterolo “cattivo” LDL;
  • riduce i livelli di pressione arteriosa in modo rilevante nei pazienti con iperinsulinemia;
  • favorisce la perdita di peso.
  • Aiuta a prevenire il Diabete Tipo II aumentando la sensibilità all’insulina e il controllo glicemico, grazie a;
    • maggiore proporzione di fibre musculari di tipo I  (più sensibili all’azione dell’insulina rispetto alle fibre di tipo II);
    • riduzione del grasso totale ed in particolare di quello addominale “insulino-resistente”;
    • aumento dell’azione postrecettoriale dell’insulina ;
    • aiuta a ritrovare il peso forma, fattore fondamentale per tenere alla larga la sindrome metabolica e tutte le sue spiacevoli conseguenze.

 

 

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