WWF 3° seminario sul clima “Cambiamenti climatici ed impatto sulla salute”

Ambiente,”Basta scuse sul clima”

Non si può ancora aspettare per salvare il nostro Pianeta dal riscaldamento globale, che sta determinando sovvertimenti dannosi e a volte catastrofici per aree estese della Terra.

Non si può restare con le mani in mano ma occorre far sentire la propria voce in qualunque consesso ci troviamo a vivere, anche come semplici cittadini ma a maggior ragione se siamo impegnati in società di qualunque tipo, comprese quelle dei social network. Ricordiamoci che la tanta anidride carbonica (CO2, la maggiore responsabile dell’effetto serra del nostro Pianeta) immessa in atmosfera negli ultimi anni richiede decenni per poter essere ridotta nelle sue concentrazioni incredibilmente elevate. “Oggi l’intervento umano, con sette miliardi e 400milioni di persone, ha messo in sofferenza i sistemi naturali. La natura è riuscita a sopportarci dalla rivoluzione industriale in poi perché ha una grande capacità di resilienza, ossia di reagire alle situazioni di perturbazione e non perdere le proprie strutture, funzioni e processi.

Noi uomini siamo gli attori del cambiamento globale e ne subiamo gli effetti: siamo vicini a dei punti critici, sorpassati i quali la capacità gestionale dell’uomo non è più in grado di governare quello che accadrà”. È l’allarme lanciato da Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia durante il seminario “Cambiamenti climatici e impatto sulla salute” promosso dalla sezione napoletana del WWF. All’incontro, moderato da Ornella Capezzuto, presidente del WWF Napoli, hanno partecipato medici ed esperti di clima per analizzare i rischi per la salute in relazione alle variazioni di temperature. I volontari del WWF hanno brindato per festeggiare il lungo periodo di attività dell’organizzazione, da sempre in prima linea per salvaguardare la terra. Gli esperti hanno analizzato l’aumento di patologie, in particolare di malattie infettive, provocate da insetti e zanzare, e quelle allergiche.

“C’è un trend in aumento di patologie respiratorie, soprattutto quelle allergiche – ha spiegato Gennaro D’Amato, presidente della commissione sulle variazioni climatiche, inquinamento atmosferico e allergologia respiratoria della World Allergy Organization (WAO) – per effetto delle variazioni climatiche, soprattutto nelle città. A Napoli 3 persone su 10 soffrono di allergia alla parietaria, che colpisce da marzo a luglio, ossia il 30% della popolazione soffre dalla semplice starnutazione a forme asmatiche più gravi”.

Per D’Amato i cittadini sono i primi attori del cambiamento, capaci di incidere anche con piccole azioni quotidiane sulla qualità della vita e sulla riduzione dell’emissione di anidride carbonica. “L’inquinamento atmosferico – ha continuato D’Amato – favorisce l’insorgenza di varie patologie, come quelle allergiche. I cittadini dovrebbero essere portatori di buone pratiche, come lasciare l’auto a casa e utilizzare i mezzi pubblici, camminare. Un aiuto indiretto alla riduzione dell’inquinamento può essere ottenuto con l’aumento del verde, non allergenico, nell’ambiente urbano come le pinacee, le palmacee e l’ippocastano. Il verde in città è prezioso, non è mai troppo poco”. “Nello specifico – ha sottolineato Franco Faella, fino allo scorso anno direttore del dipartimento di malattie infettive ed emergenze infettivologiche dell’ospedale dei Colli di Napoli – insetti e flebotomi possono colonizzare nuove aree geografiche con l’aumento di temperature”.

Il dibattito si è concluso con il contributo di Giorgio Budillon, docente del dipartimento di Scienze e Tecnologie dell’Università Parthenope di Napoli, che ha analizzato l’impatto dell’innalzamento della temperatura sul mar Mediterraneo: “Siamo in un’era calda – ha aggiunto – e stiamo aggiungendo gas serra nell’atmosfera. A fine secolo questo potrebbe provocare un innalzamento della temperatura della terra da uno a quattro gradi. Anche il nostro Mediterraneo sta subendo l’innalzamento della temperatura con la presenza di pesci tropicali che prima non c’erano nelle nostre acque. Bisogna agire e prendere decisioni a livello globale, soprattutto coinvolgendo le nuove economie asiatiche. Non ci sono più scuse, bisogna agire presto”.

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