Un disagio subdolo che spesso non viene compreso e rischia di trasformarsi in patologia : l’anoressia nervosa

I DCA in adolescenza, sembrano essere un disagio tipicamente femminile considerata l’enorme differenza di prevalenza di genere, che si riscontra nell’insorgenza di questi disturbi, pur colpendo, in misura minore, anche gli adolescenti di sesso maschile.
La grande espansione ne fa comunque l’indicatore più diffuso del disagio psicologico femminile in adolescenza.
Le difficoltà che vi sottendono possono essere più o meno gravi, di conseguenza  questi disturbi possono essere collocati nell’ambito di una violenta, ma passeggera, crisi adolescenziale, oppure tendere a strutturarsi in una patologia. Come gli altri comportamenti problematici che si manifestano in adolescenza (abuso di sostanze, tentati suicidi, fughe..) segnalano la necessità di scaricare attraverso un’azione ciò che non può essere detto o pensato.

Quando da disagio esistenziale si trasforma in patologia?
Quali sono i segnali che debbono metterci in guardia?

Una perdita del 20% del proprio peso in un breve periodo di tempo (3-4 mesi); tale calo ponderale è causato da un’alimentazione estremamente controllata e limitata.
Eccessivo esercizio fisico.
Induzione del vomito o dal forte utilizzo di lassativi
Il soggetto  può riferire pensieri continui e eccessivi relativi al cibo e all’immagine corporea
Un’estrema paura di prendere peso, oltreché una percezione dismorfica del proprio corpo, che lo porta a vedersi come brutto e grasso, anche quando è evidentemente sottopeso.
Inoltre, caratteristiche comuni che contraddistinguono le persone affette da anoressia nervosa sono:

alto livello di perfezionismo.
iperattività.
una tendenza ad esporsi al freddo
mancata consapevolezza della malattia e dismenorrea (nel caso di donne).

Il corpo è vissuto da queste persone come un nemico contro cui combattere, i cui bisogni non vengono avvertiti. Il controllo del peso è ciò che garantisce una sensazione di autonomia e indipendenza e questo implica, spesso, comportamenti alimentari ritualizzati, preferenza per cibi e bevande dal basso apporto calorico, di solito limitati, una tendenza ad alimentarsi molto lentamente, e, talvolta, l’incorrere nella finzione e quindi nel masticare a lungo i cibi per poi sputarli via.

Il funzionamento cognitivo nei termini di stile di pensiero delle pazienti con anoressia nervosa è caratterizzato da scarsa flessibilità, bassa coerenza centrale (deficit che si riscontra anche nel disturbo autistico), scarsa memoria visiva ed eccessiva attenzione ai dettagli (tutte caratteristiche che sono alla base del disturbo dell’immagine corporea) che, insieme ad una rallentata inibizione delle risposte comportamentali, determinano il comportamento impulsivo.

Un altro aspetto tipico di pazienti con anoressia nervosa è la scarsa empatia, intesa come una difficoltà a riconoscere gli stati emotivi altrui, e ciò si riscontra soprattutto nelle situazioni di particolare sottopeso, mentre sembra essere in parte recuperata nel momento in cui avviene un recupero del peso.

In generale, il  paziente anoressico sembra esperire inevitabilmente una mancanza di controllo sul proprio Sé: mancanza che viene compensata proprio attraverso l’adozione del digiuno, inteso come controllo dell’appetito, e dunque del corpo.

Come intervenire?
Rivolgersi al medico e scegliere una terapia di sostegno psicologico
Attraverso una buona relazione terapeutica e la ristrutturazione dei modelli relazionali, il cibo e il corpo vengono a perdere il loro valore simbolico di catalizzatore delle emozioni.
I colloqui mirano ad avvicinare l’adolescente al proprio mondo interno in un clima di accoglimento e di comprensione che permetta di cogliere il proprio modo di essere in rapporto con gli altri, e di liberare le energie (imprigionate in digiuni) impiegandole in investimenti più creativi capaci di rimettere in moto la vita psichica.
Attraverso continui confronti con il proprio Sé più autentico, per gli adolescenti anoressici è possibile ritrovare il contatto con le emozioni e i sentimenti più profondi e nascosti. In alcuni casi, successivamente, può essere  consigliabile un percorso in un gruppo monosintomatico, con ragazzi, quindi, che abbiano condiviso la stessa sofferenza, allo scopo di liberarsi dall’isolamento e ritrovarsi in una sfera affettivo relazionale di apertura al mondo.

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